Tre chilometri di marcia in bicicletta per far valere i propri diritti. La comunità indiana e la CGIL hanno fatto quadrato a Borgo Hermada, a Terracina, per far sentire la propria voce. Un grido rivolto ai molti che minimizzano gli episodi a sfondo razziale che hanno interessato il territorio pontino negli ultimi mesi e che vuole dire basta allo sfruttamento dei braccianti. Il corteo si è radunato davanti al tempio Sikh di strada Circondariale. Centinaia di braccianti indiani hanno sfilato a passo d’uomo, percorrendo le strade della frazione di Terracina. Ad aprire la sfilata, il Segretario Generale della CGIL Susanna Camusso.
“È importante essere insieme in questa circostanza. Tra il sindacato e la comunità indiana esiste un rapporto di riconoscimento reciproco che si basa sulla consapevolezza del lavoro che viene svolto da entrambi - ha dichiarato Camusso -. Il quadro normativo oggi fornisce strumenti importanti grazie alla legge 199 contro il caporalato, ma è importante che questa venga applicata nella sua interezza. Esiste un principio di equità del lavoro che deve restare centrale”.
Lavoro, sfruttamento ma anche condanna feroce al razzismo. “Quanto si è verificato in queste settimane su tutto il territorio nazionale è di una gravità assoluta e non bisogna essere superficiali banalizzando la questione”. Un aspetto quello razziale a cuore anche all’amministrazione comunale di Terracina che per il tramite del delegato agli eventi, il consigliere Andrea Bennato, ha voluto rimarcare dal palco allestito in piazza XXIV Maggio come “Terracina non sia una città razzista. Esiste il riconoscimento dei diritti di tutte le persone in quanto tali”.
Intervento energico anche quello del sociologo Marco Omizzolo, da sempre sensibile al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento. “Oggi finalmente non dobbiamo più toglierci il turbante e restare silenti davanti a nessuno – dichiara Omizzolo che rivolge il suo allarme anche all’interno della comunità indiana stessa -. Dobbiamo iniziare una nuova battaglia di denuncia nei confronti dei finti leader indiani che non sono altro che degli sfruttatori. Serve presa di coscienza e coraggio per denunciare chi è parte di un sistema corrotto che non è diverso dalle pratiche messe in piedi da meccanismi mafiosi che insistono su questo territorio”. Anche il sindaco di Latina Damiano Coletta e il consigliere regionale Salvatore La Penna hanno voluto manifestare la loro vicinanza alla comunità indiana partecipando alla manifestazione.
Fonte: Simone Tosatti